mercoledì 26 ottobre 2016

A piccoli passi

Nico Rosberg non ha fretta: limita i danni e si avvicina lentamente al suo primo Mondiale.

di Federico Principi







Nell'attesa di tornare nei luoghi (Messico, Brasile e Abu Dhabi) che permisero lo scorso anno a Rosberg di ritrovare quell'autostima forse decisiva per il sempre più probabile titolo di quest'anno, Lewis Hamilton poteva fregarsi le mani di avere l'opportunità di accorciare in classifica nel tracciato dove aveva vinto 3 volte su 4 (la prima nel 2012 in McLaren, poi nelle ultime due stagioni) in quella che è la sua terra preferita: gli Stati Uniti.

E come in quasi tutti i Gran Premi è comparsa anche ad Austin una mescola uno step più morbida rispetto a quelle dello scorso anno, e come in altre occasioni alcune scelte prima del weekend hanno lasciato perplessi (su tutte, la Red Bull che ha puntato fortissimo sulle medie, meno solo della Renault e più della Force India, e poco sulle super-soft nonostante la RB12 sia forse la migliore nel risparmio delle gomme) e altre - come quella della Ferrari di puntare sulle super-soft e scartare completamente la media - hanno invece confermato le tendenze.

La Force India stavolta è stata invece quella più orientata di tutti sulle super-soft.

In un tracciato molto complesso la Ferrari poteva sperare solo nel lungo rettilineo del secondo settore per potersi avvicinare alle Red Bull in qualifica, imprendibili sia nel primo (con molti curvoni veloci) sia nel terzo parziale (con più curve a bassa velocità e più trazione richiesta). Tuttavia recentemente Funo Analisi Tecnica ha svelato che il bottone magico sulla power unit Renault (disponibile per soli 2 giri, in qualifica) dia un incremento di potenza superiore di 5 cavalli rispetto a quello sul motore Ferrari, anche se poi la potenza massima raggiunta rimane superiore di 20 cavalli a favore dell'unità motrice italiana, a sua volta inferiore di 15 cavalli rispetto a Mercedes. In questo modo la Red Bull ha potuto limitare i danni nel secondo settore e ha conquistato abbastanza agevolmente tutta la seconda fila alle spalle delle imprendibili Mercedes, con Hamilton al comando.

 Da tenere d'occhio i miglioramenti dei tempi del Q3 rispetto al Q2: Verstappen è ingiudicabile perché il tempo del Q2 lo stampa con le soft, ma il progresso di Ricciardo (7 decimi) è superiore rispetto a quello dei ferraristi (4 decimi Raikkonen, 1 decimo Vettel). Anche da qui si capisce come il bottone magico Renault sia più incisivo.

Mercedes migliori in ogni settore in qualifica, Red Bull alle spalle nel primo e terzo, mentre nel secondo le due Ferrari riescono a fare meglio solo di Verstappen (e di pochi millesimi) sempre per merito del bottone magico Renault sul rettilineo centrale. Una delle qualifiche più difficili della stagione per le Rosse.

Incertezza sulle mescole, prima parte
Allo start Hamilton ha confermato in pista di aver effettivamente lavorato a casa sulla partenza, come detto prima della gara. Rosberg si è fatto soffiare la seconda posizione da Ricciardo e Verstappen la quarta da Raikkonen. Questo trenino, chiuso da Vettel in sesta posizione, è rimasto tale fino all'ottavo giro nel quale Ricciardo e Raikkonen sono entrati per primi ai box.

C'erano alcune perplessità sulla trazione in partenza delle soft montate dalle Mercedes e da Verstappen, figlie delle scelte strategiche in Q2: non è un caso infatti che solo Hamilton dei 3 abbia mantenuto la posizione, anche perché "coperto alle spalle" da un altro pilota con le soft, vale a dire il suo compagno di squadra.

Se la Red Bull ha scelto di montare le soft in Q2 (e quindi in partenza) solo a Verstappen esclusivamente per motivi di differenziazione strategica (esattamente come successo in Malesia in gara, con il pit stop anticipato dell'olandese che ha confuso i piani a Hamilton), le Mercedes volevano essere sicure per l'ennesima volta di non correre alcun rischio degrado con una gomma, la super-soft, che seppur montata da tutti con carico ridotto di benzina nelle FP2 del venerdì (i tempi oscillavano tra 1:42 e 1:43 nelle libere, contro l'1:44 costante di tutti i battistrada nel primo stint della gara) aveva mostrato un degrado marcato dopo pochissimi giri.

Qui trovate l'analisi completa dei passi gara delle FP2 di Funo Analisi Tecnica. Nella foto il raffronto del run tra Rosberg e Ricciardo: meno benzina rispetto alla partenza della gara (meno di 100 kg) e calo immediato delle prestazioni della super-soft usata.

Nonostante il peso maggiore della vettura, le prestazioni della super-soft usata in gara si sono rivelate migliori rispetto al venerdì a causa di temperature più fredde la domenica. In questo modo è stato possibile vedere come la scelta della soft in partenza si sia rivelata a posteriori errata. Hamilton è stato l'unico ad accelerare il ritmo dal giro 6 in poi, ma questa sembra ormai una sua condotta abituale di gara oltre che una precisa istruzione della Mercedes per non consumare troppo le gomme nei primi giro dello stint a serbatoio più carico. Rosberg non riusciva a scendere sotto il secondo da Ricciardo, Raikkonen era invece sempre sotto al secondo rispetto a Rosberg, Verstappen si manteneva a 2 secondi costanti da Raikkonen e Vettel sembrava quello leggermente più in difficoltà ma ha gestito di più la super-soft per prolungare lo stint. Le temperature più fresche hanno anche aiutato la Ferrari che più di ogni altra quest'anno ha sofferto con il surriscaldamento degli pneumatici.

Grafico "Forix" dei tempi sul giro nel primo stint. Hamilton accelera da metà stint in poi (i 3 pallini fucsia sono i giri veloci, stampati solo al giro 6, 8 e 9), Rosberg è più lontano da Ricciardo di quanto non gli sia vicino Raikkonen da dietro, Verstappen non recupera su Raikkonen. Vettel perde inizialmente qualcosa da Verstappen e Raikkonen ma va più lungo di tutti con la super-soft.

Incertezza sulle mescole, seconda parte
Ricciardo e Raikkonen sono andati ai box al giro 8 e hanno montato la soft nuova. Rosberg ha reagito al tentativo di undercut di Raikkonen solo al giro 10, ma i calcoli del box Mercedes sono stati corretti: il ferrarista ha trovato il traffico della McLaren di Button al giro 9 e dell'altra McLaren di Alonso proprio al giro 10, e per un soffio il leader del Mondiale ha mantenuto la posizione in pista che con le prestazioni così ravvicinate tra Mercedes, Red Bull e Ferrari non sarebbe stata semplice da riagguantare con un sorpasso.

Quel sorpasso che è arrivato nel secondo stint da parte di un Verstappen iper-aggressivo: subito giri veloci ai giri 12 e 13 e proprio al tredicesimo passaggio arriva l'attacco vincente a Raikkonen. Ha poi recuperato tantissimo terreno su Rosberg: al giro 20, nonostante un richiamo del suo ingegnere ad assicurarsi di terminare lo stint, Verstappen ha fatto prevalere l'istinto alla ragione rispondendo: «Non sono qui per finire quarto». Eppure accuserà un notevole degrado nella seconda metà del secondo stint, come temuto dal box, che conferma ancora una volta quanto l'istinto attuale dei piloti di Formula 1 debba necessariamente rimanere represso.

La fase di gara in cui Verstappen recupera molto su Rosberg, fino ad attaccarsi visivamente.

Qui però (grafico "Forix") si vede come le prestazioni di Verstappen crollino successivamente nei confronti dei primi 3 ma anche di Raikkonen e Vettel, che ha un'andatura ridotta ma più costante.

Operazione secondo posto
Tagliato fuori Verstappen prima dal degrado e poi da un problema al cambio, tagliato altrettanto fuori Raikkonen prima da una carenza di passo e poi da una gomma non avvitata in tempo al secondo pit stop, restava solo da capire cosa avrebbe fatto Rosberg della sua gara.

Rosberg si era fermato al giro 10 con 46 passaggi ancora da percorrere: avendo montato la media poteva sembrare un azzardo neanche troppo esagerato quello di andare fino in fondo (ovviamente con la dovuta gestione della gara) considerati i precedenti in questo Mondiale, su tutti Canada e Monza, per costringere Hamilton alla rimonta nell'ultimo stint e puntare addirittura alla vittoria.

La Virtual Safety Car comparsa al giro 31 (e conclusa al giro 33) poteva dare ulteriormente una mano a salvare ancor di più i battistrada, ma come si vede dall'analisi dei tempi Rosberg ha in realtà spinto abbastanza nel secondo stint sia per mettere pressione a Ricciardo, sia per tenere a bada l'indiavolato Verstappen. Appena si è liberato dell'australiano della Red Bull al giro 25 ha provato ad inseguire Hamilton ma ha accusato un calo della media dovuto alla costante scia della Red Bull avanti a sé, che disturbava evidentemente i flussi aerodinamici soprattutto nei curvoni veloci del primo settore. 

Grafico "Forix" della seconda parte di gara: si vede bene come Rosberg in realtà spinga subito più forte di Hamilton per attaccare Ricciardo, poi il gap tra i due Mercedes sale proprio per il disturbo dell'australiano sul leader del Mondiale. Appena si libera la strada Rosberg gira solo 2 volte sul passo di Hamilton (sull'1:43 basso) per poi salire sopra l'1:44 e perdere terreno, accusando il degrado accumulato dietro Ricciardo. Hamilton in completa gestione.

Così appena chiamata la Virtual Safety Car entrambi i Mercedes sono andati ai box. Questo ovviamente poneva la pietra tombale sulle possibilità di vittoria di Rosberg (salvo ipotetica Safety Car reale) perché, anche se fosse rimasto con le medie in pista in testa alla corsa non avrebbe resistito a Hamilton, che oltretutto poteva risparmiare circa 10 secondi sulla sosta effettuandola con Virtual Safety Car. Ma la stessa cosa si può dire per le ambizioni di secondo posto di Ricciardo: in ritardo di 15 secondi da Rosberg al giro 30, dopo la sosta del tedesco le posizioni sono rimaste invariate con il vantaggio del leader del Mondiale sceso, ma fino a 2.5 secondi, anziché essere di 7-8 secondi favorevole a Ricciardo. Questo significa che la Virtual Safety Car ha permesso a Rosberg di perdere solamente 12.5 secondi circa nella sosta, e gli ha consegnato quel secondo posto utilissimo per proseguire con successo la corsa al Mondiale.

La Ferrari ormai terza forza
La Ferrari esce da Austin con le ossa rotte. Su una pista ben divisa in quelle che sono le 3 grandi tipologie di tracciato (lunghi rettilinei e velocità di punta, lunghi curvoni veloci e stabilità aerodinamica, curve lente e trazione) le Rosse hanno ancora manifestato la loro inferiorità in ogni settore della pista. L'unica nota lieta viene da un poderoso secondo stint centrale di Vettel con le soft nuove: più veloce di Raikkonen e delle Red Bull a parità di gomma, più rapido anche di Rosberg che però montava le medie (al giro 15, uscito dalla sua sosta, Vettel aveva 9.8 secondi di ritardo, ridotti a 8.5 il giro precedente alla seconda sosta) e più lento solo di Hamilton a parità di gomma soft (16 secondi di ritardo al giro 15, 17.9 al giro 28).

Grafico "Forix" di tutta la gara: confronto Ricciardo-Vettel. Ferrarista superiore solo nelle fasi centrali con la soft, inferiore sia con le super-soft che con le medie. 

La soft, delle 3 mescole portate dalla Pirelli ad Austin, è quella che necessita di una temperatura maggiore di funzionamento e probabilmente le temperature fredde hanno impedito alla Ferrari di surriscaldarla leggermente come forse potrebbe accadere con mescole che richiedono temperature più basse come la media e la super-soft.

I miglioramenti nei curvoni veloci erano stati evidenti a Spa e a Suzuka dopo le modifiche al diffusore, reso più rotondo per migliorare il carico aerodinamico, ma nel primo settore ad Austin la Ferrari è tornata ad essere nettamente la terza forza, a oltre 2 decimi dalla Red Bull. Fin troppo umiliante la terza sosta nel finale di Vettel, in tutta sicurezza per l'enorme gap accumulato su Sainz, effettuata per montare la super-soft e vincere il "DHL fastest lap award", un premio che definire platonico sarebbe fin troppo generoso. 

In ogni caso continua a destare perplessità la "struttura orizzontale" di tecnici predisposta dall'establishment di Maranello. Luca Baldisserri in una recente intervista ha parlato di un «clima di terrore che crea un gruppo di persone spaventate, che non inventano e non decidono per paura di essere allontanate». La fiducia nell'ambiente da parte dei tifosi sembra ormai ai minimi storici, e se vacilla anche quella su Vettel la spirale negativa sembra sempre più irrimediabilmente vorticosa. 


Articolo a cura di Federico Principi

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