sabato 28 febbraio 2015

Klopp 2.0 o Roger Schmidt? Tutti i segreti del Bayer Leverkusen

Integralismo, estremismo, "gegenpressing", dolore, sacrificio, "sette secondi o meno", coerenza, coraggio, arroganza, rivoluzione, dinamismo, velocità, "Just shot!". Tutto l'universo di Roger Schmidt.

di AER






L'impianto di gioco del Bayer Leverkusen ci ha piacevolmente affascinato, forse il migliore  contestualizzando il sistema alle qualità e al valore non di primissima fascia dei singoli interpreti. Come nasce quest'idea di calcio? Dove affonda le proprie radici questo apparato tattico all'apparenza così avanguardista?

Riflettiamo partendo proprio dall'analisi della partita contro l'Atletico Madrid.
Il 4-2-3-1 rossonero è risultato esiziale non appena i trequartisti sono riusciti a muoversi tra le linee, ordendo trame fitte e spesso in verticale. La portata principale però è stata il contropiede, orchestrato a velocità supersonica; il merito maggiore di Schmidt, in stile simil-barcelonista, è stato di ridurre al minimo il tempo della transizione offensiva, in particolare in seguito a calci piazzati, lasciando sempre un uomo in appoggio alla punta, libero da compiti di marcatura. Paradossalmente il più tedesco dei padroni di casa (nell’ accezione post Euro 2008, non quella “alla Ballack” che, ahimè, adoravo) è un coreano, d'intelligenza tattica sopra la media, aldilà dei notevoli mezzi tecnici. L’unico teutonico dei tre fantasisti, Bellarabi, che coi sancta sanctorum dell’austerità Merkel e Schoible condivide solo la lingua, è stato la scheggia impazzita della gara; fa piacere pensare che nel giorno del quarantaquattresimo compleanno di Mustapha Hadji, un altro marocchino sia stato l’unico in grado di sovvertire l’ordine degli eventi. Menzione speciale merita anche l’altro tenore, Hakan Canalhoglu, dal piede a dir poco rovente. Aveva il duplice compito di scalare a centrocampo per facilitare la costruzione ed appoggiare Drmic e Kiessling; ha ottemperato splendidamente alle proprie mansioni.



Il puparo che muove i fili è indiscutibilmente Roger Schmidt. L'allenatore tedesco, dopo un'anonima carriera tra i campi delle serie minori, sembra distaccarsi completamente dal calcio laureandosi in ingegneria meccanica ma, inesorabilmente, non resiste al richiamo del proprio ecosistema; per fortuna aggiungerei, vista la qualità della proposta.
Schmidt rientra perfettamente nel concetto tutto tedesco di Konzeptfußball che esprime la volontà e il bisogno di mettere il "sistema" al centro del calcio e non i giocatori. Potremmo parlare kantianamente di Rivoluzione copernicana, una visione tattico-centrica del pallone.
Molti per questo lo hanno definito un Klopp 2.0 ed in effeti le contiguità col mago di Stoccarda sono molte. E' però un accostamento particolare e sensibile a varie interpretazioni: più che un aggiornamento, il sistema del Bayer, rispetto a quello del Borussia, rappresenta un'evoluzione "di rotazione". Mi spiego meglio. Il sostrato dottrinale resta rigorosamente intatto, si dispiega però in maniera differente: non c'è un perfezionamento o un miglioramento o un cambiamento in generale, c'è solo la scelta di compiere scelte diverse, radicali come quelle di Klopp ma pur sempre dissimili.


Si tratta di organizzazioni dispendiose, che pretendono il 100% da ogni interprete, con un grado di applicazione fisica e mentale intensissimo. Joghi, ad esempio, non smette mai di parlare di duro lavoro, di brutalità e del suo desiderio di complicare la vita agli avversari. La bellezza dello stile del Borussia si conquista attraverso il "dolore", della controparte, ma anche dei propri uomini. I giocatori sopporteranno tale disagio solo se coadiuvato da fiducia verso l'allenatore e buoni risultati, che arriveranno allorquando i giocatori crederanno ciecamente nel progetto, offrendo sino all'ultima goccia di sudore per esso. Ecco che si crea un vortice senza fine da cui è difficile uscire, come dimostrano la serie negativa della prima metà di stagione e la relativa risalita fino ai -7 punti dalla zona Europa League. Aggiungo anche che, secondo la mia modesta e personale opinione, l'evoluzione di un progetto tattico non può avvenire nello stesso ambiente, con la stessa squadra e con gli stessi giocatori. Guardiola, non a caso, per sperimentare le sue nuove idee, improntate comunque sui soliti principi, è approdato al Bayern.
Klopp aveva percepito gli evidenti limiti del 4-2-3-1, in particolare l'inferiorità numerica in mediana. Alla vigilia della nuova stagione aveva annunciato uno stile ancora più aggressivo con i due giocatori offensivi centrali che avrebbero attaccato costantemente la palla per aiutare il centrocampo altrimenti in affanno. Il pressing considerato alla stregua di un vero e proprio giocatore, concetto ricorrente in questo articolo. Gli acquisti di Immobile e Ramos in luogo di Lewandowski sono indicativi di ciò: dinamismo e movimento senza palla sono le prerogative degli attaccanti che avrebbero, nelle intenzioni di Klopp, interpretato alla grande la sua nuova idea.

Per Schmidt, come per Klopp, il proprio credo non è contrattabile. A chi, ad inizio stagione, additava come eccessivamente rischiosa la sua strategia (cioè a chi si assicurava commenti profetici in caso di risultati negativi) rispondeva: <<Giocando con il nostro sistema, è facile vedere che pressare velocemente e tenere la difesa alta possono essere degli espedienti utili per tenere l'avversario fuori dalla zona di pericolo>>. (Notare “è facile vedere").
Schmidt con il suo pressing così radicale ha creato una nuova filosofia di calcio, imperniata su una sempre crescente velocità nello svolgimento del gioco.
Klopp diceva: <<Il pressing è il miglior playmaker possibile>>. Schmidt esalta il concetto alzando la linea o meglio l'area di pressing fino ai difensori avversari. Come un vero e proprio regista, il pressing lavora a tutto campo.

Le posizioni dei palloni recuperati sono un buon indicatore per analizzare il pressing.
La prima differenza con il Borussia la si rintraccia nei meccanismi di movimento della retroguardia. Se le prestazioni individuali dei difensori si elevano ed essi riescono a giocare forti d'anticipo e a tenere molto alta la linea difensiva (fino alla linea di centrocampo) accorciando la distanza tra di loro e la linea di pressing, si ripropone il movimento di un pistone in un cilindro, che schiaccia inesorabilmente la squadra avversaria. Un sistema, quello cilindro-pistone, che Schmidt, da buon ingegnere meccanico, conoscerà sicuramente alla perfezione. Il risultato è una squadra cortissima che pressa in modo organico con le dovute e necessarie marcature preventive.


Mappa di calore della linea difensiva del Bayer nella partita contro l'Atletico. Si può notare come la difesa sia altissima e come abbia occupato omogeneamente il campo in orizzontale.
Questa, invece, è la mappa di calore della difesa dell'Atletico, sicuramente molto più bassa. Si noti la posizione molto alta in fase offensiva tenuta da Juanfran, sulla fascia destra.

L'attacco è strutturato per creare tiri più rapidamente possibile. Il Bayer Leverkusen è la squadra europea che vede di più la porta entro i sette secondi dal recupero del pallone. Un attacco organizzato in azioni sviluppate in sette secondi o meno (seven seconds or lessSSOL) fu introdotto in un altro contesto, il basket NBA, da Mike D'Antoni e i suoi Phoenix Suns che incantarono tutto il mondo della pallacanestro americana. 
Ed è qui che si nota la seconda differenza con l'impianto di Klopp. I giocatori del Bayer sono disposti a prendersi tiri più difficili anche da lontano per rispettare il principio del run and gun. Il Borussia ha invece palesato molti limiti contro una Juve ordinata e compatta, che ne ha ostacolato la ricerca di tiri in zone più pericolose, quasi sempre da dentro l'area.
Schmidt arricchisce il gegenpressing o contropressing di Klopp di una sfumatura tanto raffinata quanto spietata: il “Just Shoot!”. La chiave dell' attacco di Schmidt è il dispiegamento di forze nelle "zone pericolose" del campo, immediatamente successivo alla riconquista della sfera, necessario per ricevere la palla in condizioni favorevoli e tentare subito la conclusione.
Qui la strategia del Leverkusen diverge anche da quella della capolista in Germania, il Bayern Monaco. Guardiola ha sempre sostenuto uno dei principi più semplici ma allo stesso tempo innovativi del calcio moderno: “Il nostro centravanti è lo spazio”. Schmidt approccia in modo diverso allo spazio e quindi alla profondità, che per i suoi uomini è come l'Everest per i primi scalatori: la si affronta semplicemente perché c'è. Non troviamo uno spasmodica e ossessiva ricerca della profondità, come nel Bayern Monaco, che porta a selezionare i tiri da prendere concentrandoli in zone dalle percentuali di pericolosità vertiginose.


L'innesco rapido delle azioni del Leverkusen contribuisce a destabilizzare la difesa avversaria, non una fitta rete di passaggi sfiancanti. La scelta del tiro sempre e comunque entro 7 secondi dalla riconquista del pallone, con la fisiologica conseguenza di tirare molto frequentemente da lontano, non è una strategia fine a se stessa. La vera efficacia di questo sistema è l'alternanza di questo tipo di soluzione ad uno sviluppo della manovra più ragionato. Infatti “il tiro entro sette secondi” costringe la difesa a reggere il confronto con giocatori che attaccano la profondità con aggressività per ricevere palla e tirare immediatamente; automaticamente si creano altri spazi in cui è possibile giocare il pallone in superiorità numerica per arrivare a tiri più pericolosi. Lo spazio che genera altri spazi.

Dei tiri effettuati rapidamente, 2/3 sono tentati da Son, Bellarabi o Çalhanoğlu, minacciosi sia nei tiri dalla lunga distanza che negli scambi veloci palla a terra.







La nostra analisi porterebbe a concludere che il Bayer Leverkusen di Schmidt sia il sistema perfetto senza punti deboli e destinato a condurre la squadra tedesca molto avanti in Champions League e a giocarsela con tutti. D'altronde, perché rovinare una bella storia con la verità? La verità è che dobbiamo aspettare test diversi rispetto ad una partita giocata in casa contro l'Atletico. Per dare un giudizio più completo dobbiamo vedere come si comporterà il Bayer contro avversari capaci di saltare con il palleggio la prima linea di pressing attraverso la superiorità numerica a centrocampo, come ad esempio il Barcellona. Oppure contro squadre schierate difensivamente con due linee molto compatte al limite dell'area, che oppongano al pressing una difesa impostata sulla densità; come fa il Chelsea di Mourinho dichiarando esplicitamente di non voler il pallone perché "se noi non abbiamo la palla come possono loro pressare?".


Intervista dopo la semifinale di ritorno di Champions, Barcellona - Inter.


Il calcio è (fortunatamente o sfortunatamente) troppo vincolato alle giocate individuali per pensare arrogantemente di poter vincere sfruttando solo un impianto tattico perfetto. La visione tattico-centrica non è la verità. Le capacità dei singoli calciatori e la qualità delle loro scelte è troppo determinante per subordinare completamente le individualità ad un sistema di gioco, per quanto perfetto e geniale esso possa essere. Alcuni la chiamano casualità del calcio, per altri questa è la bellezza e l'essenza dello sport più bello del mondo, per altri ancora è la profonda ingiustizia del pallone, per i tifosi del Bayer Leverkusen è un tiro al volo di Zidane in una finale di Champions.
Johan Cruijff, da allenatore del Barcellona (il Dream Team del 1992), sosteneva che i giocatori, una volta compreso il sistema di cui facevano parte, dovevano essere indipendenti dal punto di viste dello loro valutazioni, perchè, parafrasando De Niro « The talent is in the choices. » e quindi "il grande calcio si gioca con la testa" e i campioni giocano così.
Il Bayer Leverkusen non ha i migliori giocatori d'Europa e non vincerà la Champions ma godiamoci questa squadra, Roger Schmidt e le sue idee. Ne vale la pena, fidatevi.


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